Con il termine caffettiera si individuano sia l’attrezzo con cui si prepara il caffè sia il recipiente adatto a servirlo. Per la preparazione del caffè esistono tipologie differenti di caffettiere, a seconda che il caffè sia espresso, infuso o filtrato.
Con “caffettiera espresso” si intende propriamente la macchina per caffè in dotazione ai bar. Nelle macchine per espresso, l’acqua viene riscaldata fino a 85-90 °C alla pressione di circa 9 bar. Successivamente viene fatta passare attraverso un sistema di serpentine sino ad attraversare il contenitore dove è alloggiata la polvere di caffè (circa 7g) torrefatto. Alcuni interpretano il termine “espresso” nel senso di “veloce”, altri nel senso etimologico “premuto fuori” in quanto il processo avviene sotto pressione.
In ogni caso, il risultato che si vuole ottenere con l’espresso è un caffè altamente concentrato, dal quale siano stati estratti tutti gli aromi e i profumi, che si concentrano nella parte cremosa, chiara e dorata, che si trova sulla cima dell’infuso. Poiché quello del caffè espresso è un processo in certa misura “violento”, sapori sgradevoli determinati da scarsa pulizia o bruciatura di parti in gomma si comunicano immediatamente al caffè, rovinandolo irrimediabilmente. Pertanto il caffè espresso richiede che la macchina abbia una regolare manutenzione sia in termini di igiene, sia in termini di parti soggette ad usura, come i filtri e le guarnizioni.
Il caffè espresso, oggi diffuso in tutto il mondo, è nato a Torino nel 1884, quando Angelo Moriondo, in un chiosco dell’Esposizione Generale, faceva servire caffè fatto all’istante con una macchina di sua invenzione (brevetto n. 33/256 del 16/5/1884). Durante i primi del Novecento, Luigi Bezzera perfezionò la macchina e ne brevettò le innovazioni apportate. Il brevetto di Bezzera venne acquistato da Desiderio Pavoni che nel 1905 fondò la ditta La Pavoni e iniziò la produzione in serie (una al giorno) in una piccola officina di via Parini a Milano. La diffusione mondiale della macchina per espresso avvenne soprattutto per merito del torinese Pier Teresio Arduino e della sua ditta, la Victoria Arduino. Fu poi Achille Gaggia che nel 1947 introdusse il “gruppo a leva”, permettendo l’ottenimento della “crema caffè”.
Il metodo di preparazione della bevanda viene utilizzato anche nei distributori automatici di cui l’Italia è un grande produttore ed esportatore.